Verso una Strategia di Sicurezza Nazionale per l’Italia: spunti di riflessione
La Link Campus University, il Centro Universitario di Studi Strategici e Internazionali dell’Università di Firenze e il Centro Studi “Gino Germani” promuovono un seminario ristretto sul tema “ Verso una Strategia di Sicurezza Nazionale per l’Italia”, che si svolgerà a Roma nel mese di marzo 2011. Negli ultimi anni diversi paesi europei e occidentali hanno adottato una propria strategia di sicurezza nazionale , ovvero un documento di livello politico-strategico di medio-lungo periodo che identifica gli interessi vitali del paese, individua i rischi e le minacce alla sua sicurezza e stabilità, e indica le linee-guida strategiche di risposta a tali sfide. Gli obiettivi che il seminario intende raggiungere sono: 1) approfondire i motivi che rendono necessario elaborare una strategia italiana di sicurezza nazionale (SSN), con particolare riferimento alle implicazioni per l’Italia del nuovo quadro globale di rischi e minacce; 2) proporre al decisore politico idee e raccomandazioni per l’elaborazione di una SSN Italiana.La presente “nota analitica” intende proporre alcuni spunti di riflessione per il seminario.
A partire dal 2002 un numero crescente di Stati industriali avanzati elaborano una propria strategia di sicurezza nazionale (SSN), ossia un documento governativo che possiede le seguenti caratteristiche essenziali:
Definisce il concetto di “sicurezza nazionale” (inteso in maniera ampia e multidimensionale)[1], identifica gli interessi strategici vitali del sistema-paese e il suo ruolo nel sistema internazionale.
Delinea i connotati dell’attuale global security environment (il quadro globale dei rischi per la sicurezza).
3) Individua i rischi e le minacce a medio-lungo termine con i quali il Paese deve confrontarsi, indicando un loro ordine di importanza e priorità.
4) Indica gli indirizzi politico-strategici di risposta a tali sfide e gli strumenti operativi più idonei, sotto il profilo sia della tutela degli interessi nazionali sia della prevenzione e gestione di eventuali crisi o emergenze [2].
Un tale documento (periodicamente aggiornato) fornisce una “meta-strategia” : le linee-guida strategiche per le policies governative in vari settori: politica estera, politica della difesa, sicurezza interna dello Stato e ordine pubblico, sicurezza economico-finanziaria, sicurezza energetica, cyber-security, protezione delle infrastrutture critiche, ricerca scientifica e tecnologica, sicurezza ambientale e sanitaria.
La pubblicazione nel 2002, da parte dell’Amministrazione Bush, della National Security Strategy of the United States of America e, nel 2003, della strategia di sicurezza dell’Unione Europea dà l’avvio a una tendenza che interessa un numero crescente di Paesi europei e occidentali[3]. La Federazione Russa elabora la propria SSN nel 1999 e adotta una nuova SSN nel 2009. Tra i Paesi europei che elaborano una SSN vanno ricordati l’Olanda (2007), la Gran Bretagna (2008), la Francia (2008) , mentre nel 2008 il gruppo parlamentare tedesco CDU/CSU propone ufficialmente di adottarla anche in Germania[4]. Nel 2009, il Primo ministro spagnolo Zapatero affida a Javier Solana, ex Segretario della NATO, il compito di dirigere una commissione interministeriale avente il compito di elaborare una SSN spagnola[5]. I paesi che hanno adottato una propria SSN hanno nel contempo introdotto importanti innovazioni organizzative nelle loro architetture istituzionali con due finalità: a) il potenziamento del ruolo di leadership del vertice politico-decisionale nella pianificazione strategica e nell’attuazione delle politiche di sicurezza nazionale; b) rafforzamento del coordinamento e dell’integrazione tra tutti gli apparati governativi civili e militari di un paese coinvolti nelle attività di tutela della sicurezza esterna ed interna[6] In vari paesi tale processo di innovazione istituzionale ha portato alla creazione di un national security council sul modello americano: una struttura chiamata a garantire una elevata integrazione dei processi decisionali in materia di sicurezza nazionale, oltre che a costituire un brain trust con funzioni di analisi e previsione strategica[7].Perché l’elaborazione di una propria national security strategy rappresenta un’esigenza sempre più sentita tra i governi degli Stati industriali avanzati? Nell’ultimo decennio si è diffusa tra le élites politiche occidentali la consapevolezza della necessità di adottare un nuovo approccio alla gestione della sicurezza perché sono profondamente cambiati lo scenario geostrategico mondiale e la natura e i connotati dei rischi e delle minacce. Le politiche tradizionali di tutela della sicurezza appaiono sempre meno adeguate per contrastare minacce complesse, multidimensionali, interdipendenti e in continua evoluzione. Alcune di queste minacce sono chiaramente percepite e conosciute, ma altre sono ambigue, di incerta interpretazione o addirittura non ancora percepite. Inoltre, tra minacce esterne e interne vi sono stretti intrecci e interrelazioni fino al punto che spesso diventa difficile stabilire chiare e nette distinzioni fra le due tipologie di minaccia. Per fronteggiare il nuovo quadro di rischi e minacce si rende sempre più necessaria, secondo la percezione di diversi governi, l’elaborazione di una grand strategy , un disegno strategico olistico e integrato, per la protezione del proprio sistema-paese. Una serie di macro-tendenze globali stanno dando vita a una nuova epoca geostrategica che presenta problemi inediti di sicurezza per i Paesi industriali avanzati e per il sistema internazionale nel suo complesso. Tra le più importanti di queste macro-tendenze vanno menzionate le seguenti[8]:Lo spostamento di ricchezza e potere economico dall’Occidente in Oriente e l’ascesa di nuove potenze economiche in Oriente e nel Sud del mondo. La pressione sempre più intensa su risorse particolarmente strategiche (energia, risorse idriche, risorse alimentari) a causa della crescita della popolazione mondiale e del dinamismo economico delle potenze emergenti del mondo non-occidentale. Cambiamenti climatici e ambientali, destinati ad aggravare il problema della scarsità di risorse e a innescare migrazioni di massa.Molteplici sviluppi scientifici e tecnologici su diversi fronti: biologia sintetica e biotecnologie, nanotecnologie, neuroscienze e scienze cognitive, tecnologie dell’informazione e della ciber-aggressione. Si tratta di innovazioni che hanno applicazioni in campo militare e possono essere adoperate come strumenti offensivi anche da parte di attori non-statali illeciti (in particolare gruppi terroristici e criminalità organizzata)[9]. Un sistema internazionale sempre più multipolare e tendente alla frammentazione, caratterizzato dall’ascesa di nuove potenze geopolitiche (Cina, India, Russia, Iran, Brasile, etc.) che sfidano l’egemonia degli Stati Uniti, nonché dalla crescente influenza di attori e poteri non-statali, sia leciti che illeciti. Dinamiche di indebolimento e disgregazione degli Stati in alcune aree del mondo, il che determina i fenomeni dei “failed states” e dei “buchi neri geopolitici” (territori che sfuggono al controllo di qualsiasi Stato). La crescita di movimenti religiosi o etnico-religiosi fondamentalisti di rivolta contro la modernizzazione e contro la globalizzazione dominata dall’Occidente: un fenomeno che si va diffondendo con particolare intensità nel mondo islamico, ma si rileva anche all’interno delle altre grandi religioni mondialiLa crescita a livello globale di movimenti e sub-culture anarco-libertarie di radicale contestazione della globalizzazione e di opposizione a qualsiasi forma di potere e di autorità. Il ciberspazio rappresenta sempre di più l’arena privilegiata per le loro attività militanti, che comprendono anche l’ aggressione informatica finalizzata a colpire i simboli e gli strumenti del potere economico e politico ( tra cui lo strumento della segretezza). L’elevata complessità e gli elementi di radicale novità che caratterizzano l’attuale evoluzione del quadro globale geostrategico, e dei rischi che ne scaturiscono, hanno persuaso diversi governi europei della necessità di elaborare una propria SSN. Una componente essenziale di detti documenti strategici è l’analisi dei rischi e delle minacce ritenuti più insidiosi. Tra le tipologie di rischio più di frequente evidenziate vanno menzionate i seguenti:
a) Proliferazione di armi nucleari, chimiche e biologiche;
b) Radicalismo e terrorismo di matrice fondamentalista islamica;
c) Strategic information warfare (attacchi cibernetici e/o operazioni di disinformazione/ influenza);
d) Rischi per la sicurezza energetica nazionale derivanti dalla crescente competizione per le risorse energetiche a livello globale;
e) Vulnerabilità delle infrastrutture critiche nei confronti di possibili attacchi sferrati da attori ostili o di eventi distruttivi naturali;
f) Fenomeni di radicalizzazione di determinati settori e gruppi della popolazione e altre minacce alla coesione e stabilità politico-sociale acuite dalla crisi economica mondiale;
g) Epidemie e altre minacce sanitarie alla sicurezza umana;
h) Potenziali riflessi negativi dei mutamenti climatici sulla sicurezza nazionale;
i) Criminalità organizzata e le sue infiltrazioni all’interno del sistema economico e degli apparati politico-amministrativi.
j) Spionaggio politico, militare, economico e scientifico-tecnologico effettuato da Servizi d’intelligence esteri con il ricorso sempre più frequente a strumenti di aggressione cibernetica (cyber-espionage)
Il nostro Paese non dispone ancora di una propria SSN. Come rilevato da un recente studio in materia[10], in Italia esistono diversi documenti ufficiali relativi a alle politiche della difesa, estera, della sicurezza interna/ ordine pubblico e del comparto intelligence (elaborati rispettivamente dagli organismi responsabili di questi settori[11]), ma non un unico documento di livello politico-strategico dedicato alla sicurezza del sistema-Italia nel suo complesso. Appare pertanto opportuno prendere in attenta considerazione le tendenze in atto in molti Paesi europei e occidentali in materia di gestione della sicurezza nazionale e avviare una riflessione circa la necessità di adottare una SSN per l’Italia e sui lineamenti fondamentali di una futura SSN italiana. Ciò richiederà l’attivazione di sinergie fra Istituzioni, Università, centri di ricerca scientifica, think tanks non-governativi, e imprese nazionali d’interesse strategico.
Per ulteriori informazioni sul seminario “Verso una strategia di Sicurezza Nazionale per l’Italia” si prega di contattare i responsabili scientifici dell’evento:
Prof. Luigi Sergio Germani (l.germani@unilink.it) ; Prof. Umberto Gori (presidente@cssi.unifi.it)
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